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I pazienti con disturbi mentali si possono e si devono curare, talora fino alla guarigione.
"Cura significa etimologicamente, preoccupazione, sollecitudine, interesse verso qualcuno o qualcosa. Essa, implica, dunque, un rapporto in cui una sofferenza è oggetto di partecipazione, solidarietà, comprensione ed aiuto"
(Franca Ongaro Basaglia. Salute e malattia p.43 Einaudi Torino 1982)
Oggi abbiamo a disposizione dei farmaci che ci consentono di ottenere ottimi risultati nel trattamento di disturbi quali la depressione, la mania, le ossessioni, le fobie,il disturbo di attacchi di panico, l'ansia, la mania, i disturbi del comportamento alimentare.
Dalla schizofrenia, il disturbo mentale più grave, come del resto da molte altre patologie come il diabete , molte patologie del derma etc, è difficile e forse non è possibile guarire ma in molti casi si può arrestare o mitigare il decorso della sindrome per lunghi periodi.
I farmaci, infatti, a volte, riescono a far regredire i sintomi anche completamente.
Tuttavia, per mantenere stabili le condizioni del paziente a lungo termine, è fondamentale che la terapia farmacologica venga iniziata il più presto possibile, sia continuata a lungo sotto controllo specialistico e sia integrata da supporto psicoterapeutico e da riabilitazione sociale; in questo modo si può convivere con la schizofrenia e condurre una vita normale, almeno per quei casi che rispondono bene ai farmaci che abbiamo oggi a disposizione e che purtroppo sono la minoranza dei pazienti.
Ma è agli altri casi di schizofrenia, la maggior parte dei casi, che rispondono parzialmente o per niente ai farmaci che non dobbiamo far mancare la nostra assistenza.
Attualmente sono in fase avanzata di ricerca nuovi farmaci antipsicotici.
Vengono qui riportati solo alcuni esempi di persone che nonostante la malattia sono diventate famose per le loro capacità. Attenti però a non cadere nell'errore di considerare il genio come una componente della follia: se il genio è sempre un'alienazione, come spiegherete voi che Galileo, Keplero, Colombo, Voltaire, Napoleone, Michelangelo, uomini che, oltre il genio, ebbero a sopportare grandi e troppo reali sventure, non dessero il più lieve segno d'alienazione?
A questo proposito già Platone considerava: Fedro 265b: "..la verità è che i maggiori beni ci sono largiti per mezzo di una follia che è un dono divino...la follia è di due specie: l’una prodotta da malattie umane, l’altra da una virtù divina che ci allontana dalle abitudini consuete. E questa follia divina l’abbiamo poi quadripartita per divinità riferendo…”
David Helfgott
David
Helfgott non interpreta la musica. David Helfgott è musica.
Tutta la sua vita ne è permeata, essa è una partitura musicale. Una
sensibilità unica, amplificata, un attaccamento al padre "padrone"
costituiscono la spinta ad esprimere totalmente il suo talento, spesso con
disperazione . Un talento che scaturisce dalla voglia di essere amato,
soprattutto dal padre, che però non lo comprende, ma ne pretende il talento,
senza mai apprezzarlo e capirlo. La mancanza d'amore ed l'amore viscerale
per la musica sono state per un lungo periodo la sua distruzione, la sua
chiusura alla vita e quindi alla musica. Helfgott ha infatti trascorso dieci
anni in una clinica psichiatrica, lontano da se stesso e quindi dalla
musica. E proprio quando ha incontrato l'amore sulla sua strada, è tornato
alla musica, alla vita. Il suo cammino musicale ha avuto fortunatamente un
nuovo inizio, grazie all'incontro con persone, che ne hanno riconosciuto il
talento e che hanno apprezzato la sua eterna "fanciullezza". Helfgott
soprattutto è ritornato ad essere "musica" quando ha conosciuto sua moglie,
Gillian. Dal 1984 tiene continuamente concerti dall'Australia all'Europa e
non si è mai fermato. (Alessandra Dell'Olmo STEFANI & ZARD editori
)
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John Nash
Nash è stato un matematico conosciuto e stimato. La sua storia è in
stretto legame con la schizofrenia che lo ha tormentato per moltissimi anni, con
allucinazioni e deliri. La sua storia parte dal 13 giugno 1928, già da piccolo
dimostra di essere diverso, di interessarsi di cose che gli altri bambini
nemmeno potevano immaginare. Il padre lo spinge presto sui libri di scienza e
sulla propria cultura trattandolo come un adulto, in questo modo il giovane Nash
si rifugia sempre più in un mondo tutto suo. In principio i risultati scolastici
lasciano un po' a desiderare, i professori credono che sia indietro rispetto
agli altri ragazzi per la sua difficoltà a socializzare. Dalle superiori le cose
cominciano a cambiare, la sua grande capacità intellettuale gli permette di
guadagnarsi una prestigiosa borsa di studio in chimica. Con il passare degli
anni si appassiona considerevolmente alla matematica e dimostra di avere delle
qualità eccezionali, gli riesce molto semplice risolvere i problemi e le formule
complesse.
All'università è ricordato come un tipo stravagante, che non segue regolarmente
le lezioni, le considera una perdita di tempo e spesso disturba gli altri
studenti con fischiettate e canticchiate. Non riusciva ad instaurare un rapporto
normale e spesso finiva col litigare con molte persone della sua età. Non faceva
altro che pensare, secondo le testimonianze, concentrazione e pensiero erano le
sue attività preferite. Il suo interesse principale era sulla "teoria dei
giochi", dalla quale ne sviluppò una tesi che lo rese poi famoso anni dopo
grazie al premio Nobel. L'equilibrio di Nash, insieme al teorema del minimax di
Von Neumann, è oggi uno dei cardini della teoria dei giochi e si applica
costantemente ai campi più disparati.
Conosce poi Eleanor, una donna di 5 anni più grande di lui, che gli dà un
figlio, con il quale non riuscirà mai ad avere un rapporto sereno.
Poco dopo conosce Alicia Larde, con la quale si sposa.
Nella dimostrazione di teoremi di esistenza e continuità venne superato
dall'italiano Ennio De Giorgi, e da qui comincia ad avere i primi sintomi di una
delle più gravi malattie a livello mentale, la schizofrenia paranoide
[...] "John entrò nella sala professori, teneva in mano una copia del New York
Times. Disse che le potenze aliene, o forse si trattava dei governi stranieri,
comunicavano con lui attraverso il giornale. I messaggi, indirizzati solo a lui,
erano scritti in codice e richiedevano un'attenta analisi" [...] .
Alicia si rese conto che John aveva dei grossi disturbi e che doveva essere
curato immediatamente, le sue formule erano diventate incomprensibili e il suo
comportamento sempre più bizzarro.
Fu ricoverato all'ospedale statale, un posto orrendo dove l'elettroshock era
molto utilizzato. Le cure durarono settimane e settimane durante le quali il suo
corpo venne attraversato dalle scariche elettriche. Subì il coma insulinico,
dovuto dall'abbassamento improvviso di glicemia. Spesso i pazienti si
dibattevano e si mordevano la lingua e non era raro che si spezzassero l'osso
del collo.
Nonostante tutto alternava ancora alla sua follia momenti di lucidità nei quali
riusciva a lavorare, riuscendo a combinare ancora qualcosa di buono, ma non al
livello dei suoi precedenti studi.
La sua malattia lo porta a vedere ovunque messaggi criptati, provenienti da enti
governativi e da extraterrestri. che solo lui poteva decifrare. Entra in una
fase nella quale di essere il piede sinistro di Dio, imperatore dell'Antartide e
capo di un governo universale.
Verso la fine degli anni '80, si avvia ad una inspiegabile guarigione.
I testi riportavano le sue soluzioni di equilibrio, ma non era ancora molto
conosciuto dai nuovi studenti a causa della sua lunga malattia. Molte persone lo
credevano ancora in manicomio, o addirittura deceduto.
Nel 1994 gli fu conferito il premio Nobel, per la "teoria dei giochi". la
curiosità sta nel fatto che venne studiata ben 45 anni prima, quando non era
ancora stato travolto dalla schizofrenia.
Nel 1995 dichiarò che non era poi tanto bello essere stato premiato per una cosa
realizzata prima della malattia, difatti nella breve biografia che scrisse per
il Nobel si può leggere: "Statisticamente, sembrerebbe improbabile che un
matematico o uno scienziato, all'età di 66 anni, riuscisse attraverso continui
tentativi di ricerca, ad aggiungere molto ai suoi risultati precedenti. Comunque
io ci sto ancora provando ed è concepibile che per il periodo di vuoto di circa
25 anni [...] che ha costituito una sorta di vacanza la mia situazione possa
essere atipica. Così spero di riuscire a ottenere qualcosa di valido nei miei
studi attuali o con qualsiasi idea che verrà in futuro".
La sua storia è raccontata nei dettagli nel libro "A Beautiful Mind" (1) e
nell'omonimo film.
E' deceduto il 23 maggio 2015.
1. A Beautiful Mind : A Biography of John Forbes Nash, Jr., Winner of the Nobel
Prize in Economics, 1994.
Sylvia Nasar
Charles "Buddy" Bolden
La schizofrenia all’origine del Jazz: La strana storia di Charles "Buddy" Bolden Una particolare tesi del professor Dean Spence, del dipartimento di psichiatria dell'Università di Sheffield, avrebbe identificato l’origine del jazz nei problemi mentali di Charles "Buddy" Bolden, uno dei precursori del movimento dell'improvvisazione. Chi non conosce il jazz? Il genere musicale nato alla fine dell’Ottocento negli stati Uniti d’America che fa dell’improvvisazione la sua caratteristica fondamentale, oltre che la sua arma vincente. In origine, il jazz era suonato da piccole bande di giro o da pianisti. Il repertorio, oltre al ragtime e alle marce, comprendeva inni, spiritual e blues. Le bande suonavano in occasioni di picnic, matrimoni, parate e funerali. È in un tale contesto che si inserisce mister Charles “Buddy” Bolden, cornettista che nel 1800 fondò la Ragtime Band, il gruppo che ebbe il merito di introdurre la tecnica dell’improvvisazione, totalmente differente dalla concezione europea. Bolden ebbe molto successo tra il 1900 e il 1906, ma poi le sue condizioni mentali cominciarono a deteriorarsi e nel 1907, dopo aver violentato la madre e la suocera in mezzo ad una strada, fu internato in un ospedale psichiatrico di New Orleans dove restò per 24 anni fino alla sua morte. Secondo Spence Bolden sarebbe stato affetto da "dementia praecox", più tardi conosciuta come schizofrenia. Le funzioni motorie di Bolden non erano perfette. Il cornettista praticamente non era in grado di leggere gli spartiti musicali. Senza la sua malattia, dunque, “Buddy” non avrebbe mai cominciato ad improvvisare e senza questo cambiamento di stile la musica non avrebbe mai potuto evolversi da ragtime al jazz. "Probabilmente era costretto all'improvvisazione - afferma Spence - poiché non era in grado di suonare normalmente. Non riusciva a leggere lo spartito e in qualche modo doveva arrangiarsi mentre il pezzo procedeva. E se Bolden non avesse sperimentato questa improvvisazione allora la musica jazz non sarebbe probabilmente esistita. Saremmo fermi al ragtime". Abrahm Abbot ( riportato da: " Il giornale tecnologico" - online.
August Strindberg
Premiato con il Nobel per la letteratura, Hemingway fu incline ai sintomi maniaco depressivi durante la sua vita, una caratteristica condivisa con i suoi genitori, suo figlio e la nipote Margaux. Nonostante la sua incredibile personalità e romanzi come A Farewell to Arms and For Whom The Bell Tolls, Hemingway aveva episodi di depressione e paranoia. Ossessionato dalla morte, si suicidò nel 1961 con una arma da fuoco.
In un documentario del 2008, Gibson ha dichiarato di soffrire di
un disturbo bipolare. L’attore irrompe sulla scena interpretando
ruoli
d’azione, passando in seguito alla produzione ed alla direzione
di films,
guadagnandosi due nomination all’ Academy Award. La rivista
People lo ha nominato l’“uomo vivente più sexy” nel 1985. Gibson
destò scandalo quando, durante una guida in stato di ebbrezza,
inveì contro un poliziotto nel 2006 e quando fu dichiarato
colpevole di abusi domestici nel 2012.
Demi Lovato recitò in
Camp Rock, film di Disney Channel. Dopo un ruolo nella serie
televisiva Sonny With A Chance,
si ricoverò in una clinica per dipendenza e autolesionismo, nel
2010. Fu qui che apprese di avere un disturbo bipolare. MTV ha
trasmesso in documentario la sua lotta con il Disturbo nel 2012.
Kurt Cobain
Il co-fondatore dei Nirvana soffriva di un disturbo da deficit
di attenzione e iperattività da piccolo e di disturbo bipolare
in seguito. Non seguì un trattamento. Nonostante il successo da
leader del movimento grunge rock di Seattle, Cobain ha lottato
con la depressione ed è morto suicida a 27 anni, nel 1994.
Leggenda della chitarra rock fu espulso dalle scuole superiori,
rubò una macchina, e restò solo un anno nell’esercito dopo che i
suoi ufficiali suggerirono il suo congedo. Scrisse una canzone
dal nome “Manic Depression”, in cui descrive la sua lotta con
gli sbalzi d’umore. Nonostante i suoi problemi di salute
mentale, ancora oggi si parla delle esibizioni di Hendrix al
Monterey and Woodstock. Morì a 27 anni nel 1970.
Le fu diagnosticato il disturbo bipolare nel 2001, ma alla
rivista People ha confessato di aver vissuto “nella negazione ed
isolamento” per anni. Ha richiesto un trattamento dopo una serie
di problemi di natura lavorativa e affettiva.
“Mi sono circondata di
gente positiva, e ho ripreso a fare ciò che amo – scrivere
canzoni e fare musica.”
Conosciuta per il suo ruolo di Principessa Leia in Star Wars,
a Carrie Fisher è stato diagnosticato il disturbo bipolare a 24
anni. Nel 1987 scrisse il suo romanzo, Postcards From The
Edge, mentre era in
riabilitazione dopo un’overdose quasi fatale. Sul palco e nelle
interviste, Fisher invoca una maggiore attenzione e più ricerca
sul disturbo bipolare.
È passato da spettacoli di cabaret ad MTV e ruoli in
Forgetting Sarah Marshall and Despicable Me.
Gli fu diagnosticato
il disturbo bipolare da giovane. Perse il lavoro di MTV e BBC in
seguito a dichiarazioni inopportune. Il suo matrimonio con Kate Perry
è durato meno di due anni. Brand ha pubblicato la sua prima
autobiografia nel 2007 dove ha riportato la sua lotta contro
l’abuso di droga e i periodi di riabilitazione: Freedom From Our
Addictions, nel 2017.
Leader della musica surf californiana, Brian Wilson ha scritto e prodotto nove album e sedici singoli nell’arco di 3 anni con i Beach Boys. A causa di un attacco di panico in aereo nel 1964 interruppe il suo tour. Un anno dopo Wilson iniziò a sperimentare l’LSD. Il suo disturbo bipolare, che scoprì di avere anni più tardi, lo rese impossibilitato a comporre e fare tour per anni.
Ted Turner
È
noto per essere stato il fondatore della CNN, il primo canale
all news della storia e per essere stato il presidente della Turner
Broadcasting Inc. ed
in seguito alla fusione con la Time Warner,
vicepresidente della nuova realtà. In seguito, divenne
vicepresidente anche della Aol Time Warner, nata dalla fusione
tra Time Warner ed America On Line.
Ha
passato gran parte della sua vita combattendo con il disturbo
bipolare.
Vinse l’American Cup.
9 Grammy per la musica, 51 milioni di copie vendute
«Soffro di depressione, nel mio momento peggiore per sei mesi non riuscii neppure a vestirmi al mattino, non ero fisicamente in grado di uscire di casa. Gli antidepressivi mi hanno aiutato, come la terapia, ma la depressione è un fatto chimico e chi ne soffre deve cercare di passarci attraverso, non c’è un sistema valido per tutti. La depressione è sempre stata parte della mia vita»
Robbie Williams
59 milioni di copie di dischi venduti. «La gente mi chiede, "ma come fai a essere depresso?". Ed hanno ragione perché non ho un motivo specifico, ma la depressione non c’entra con le circostanze della vita: è come avere la peggiore influenza immaginabile, che non ti passa mai. Ora prendo queste pillole per stare meglio. Le chiamo i miei dissuasori di velocità. Come quei dossi artificiali che mettono sulle strade vicino alle scuole per costringere gli automobilisti a rallentare, altrimenti i bambini finirebbero sotto le macchine. Ecco, gli antidepressivi io li chiamo i miei dossi artificiali. Evitano di farmi finire investito dalla depressione».
«Nel 1990, avevo poco più di vent’anni, ero in profonda crisi. Oggi posso dire che si trattò di depressione. Ma allora non sapevo che colpisce molte persone, e molti artisti. Nessuno nella mia famiglia parlava mai di depressione. Tuttora, non ne ho parlato con i miei familiari»
Vasco Rossi
«Assumo da tempo un cocktail di antidepressivi, psicofarmaci, ansiolitici, vitamine e altro, studiato da una equipe di medici, che mi mantiene in questo equilibrio accettabile. Se sono vivo lo devo a loro e a tutta questa valanga di chimica che assumo. Non avrei superato tutte le consapevolezze, le sofferenze e la profonda depressione nella quale ero sprofondato nel 2001».
Vittorio Gassman
Dalla metà degli anni Ottanta fino
alla morte nel 2000 l’attore ha sofferto del male oscuro, anche con numerosi ricoveri.